LA POTATURA INVERNALE – NOTE TECNICHE
In ordine di importanza bisogna preservare prima di tutto il ceppo, poi lo sperone, infine il capo a frutto.
Il ceppo
Sezione longitudinale di ceppo di vite.
E’ evidente la differenza circa la costituzione del legno del portainnesto (a destra) e del gentile (a sinistra). La forma dell’innesto ancora chiara dopo tanti anni, unitamente alle masse legnose di ricostituzione prodotte dal cambio. Una parte necrotica centrale ben assimilata nel legno vivo che non inficia la funzionalità del ceppo. Struttura questa sufficientemente integra, non avendo in passato subito consistenti tagli di riduzione.
- il ceppo dopo la potatura deve rimanere integro, senza aver subito notevoli menomazioni
- deve essere più basso di circa 25cm rispetto al primo filo di ferro (corrispondenti alla lunghezza dei primi tre internodi basali dei germogli)
- pulito dai residui morti delle precedenti potature, che possono divenire un passaggio per parassiti capaci di ridurne nel tempo la vitalità
- pulito dai residui di tagli precedenti da cui si originano nuove gemme e futuri ricacci
- prevenire le occasioni future di grandi tagli riduttivi; questo attraverso la razionalità delle scelte dello sperone e del capo a frutto dell’anno
- nel caso di viti vecchie, quando il ceppo abbia superato in altezza il filo di ferro, non è sempre consigliabile effettuare un grosso taglio di ritorno per abbassarlo alla corretta altezza, poiché potrebbe essere per la pianta l’avvio alla decadenza fisiologica.
Lo sperone
- Lo sperone deve derivare da una formazione giovane. Ricordarsi che se lasciato sul ceppo indurrà a grossi tagli di ritorno.
- Un primo internodo corto circa 2 cm (rappresenterà il futuro innalzamento della parte oggetto di futura potatura, oppure la possibilità di ritornare come altezza al livello iniziale di partenza).
- La prima gemma al termine del primo internodo (da cui si otterrà il futuro sperone).
- Un secondo internodo più lungo (rappresenterà l’abbassamento di ritorno del successivo anno).
- La gemma distale (da cui si originerà il capo a frutto dell’anno).
Il capo a frutto
- essere di vigoria buona ma non eccessiva (da esso dipenderà la massa fogliare dell’annata e quindi il benessere della pianta)
- possedere adeguata proporzione di diametro dal ramo da cui proviene
- avere internodi regolari e ben distanziati (uniforme distribuzione dei germogli primari in primavera)
- la sua lunghezza deve essere tale da arrestarsi 20 cm prima della vegetazione della pianta successiva
- nel caso in cui vi sia stato un abbassamento consistente del ceppo (ritorno), le prime gemme del capo a frutto costituiranno il futuro rinnovo; non vi sarà pertanto sperone
- Essere sempre collocato in posizione più elevata rispetto allo sperone.
La potatura e l’età del vigneto
Le finalità della potatura invernale sono differenti in ragione dell’età del vigneto. Parlare di età delle piante arboree è sempre relativo, essendo il benessere fisiologico soggetto a molte variabili. Più opportuno è fare riferimento alle singole fasce del ciclo vitale: giovinezza, maturità e vecchiaia.
Ad ognuna di esse, infatti, corrispondono comportamenti ed esigenze differenti.
Il periodo giovanile è quello in cui le piante accrescono ogni anno la loro massa e pertanto devono essere educate secondo questa prospettiva.
La fase di maturità consiste nell’equilibrio vegeto-produttivo mantenuto più o meno costante ogni anno.
Il periodo della vecchiaia corrisponde a quella fase in cui le viti si modificano regredendo come potenzialità e vigore, venendo meno la funzionalità dell’apparato radicale e della massa legnosa.
- Foto 1: vigneto giovane
- Foto 2: vigneto in equilibrio vegeto-produttivo
- Foto 3: vigneto nella fase di vecchiaia
Definite quindi in sintesi queste tre condizioni, è possibile considerare accorgimenti specifici in merito alla potatura secca.
- Nel primo periodo (allevamento) sarà data particolare importanza alla strutturazione del futuro ceppo: parte fondamentale della pianta che l’accompagnerà per l’intero ciclo vitale. Con la potatura di allevamento, è necessario predisporre la forma della pianta cercando di non incorrere nel futuro in eccessivi e debilitanti tagli di ritorno. In questa fase, inoltre, è bene porre attenzione ad uno sviluppo più omogeneo possibile tra tutte le piante del vigneto.
- Il secondo periodo (maturità produttiva) sarà caratterizzato da una potatura volta a ridimensionare ogni anno la forma delle piante senza possibilmente coinvolgere la massa legnosa principale: il ceppo.
- Nella terza fase (senescenza) le piante perdono di vigore e conseguentemente di produttività. In questo ultimo periodo, risulteranno molto dannosi tutti i tagli sulla massa legnosa. Verrà meno come importanza la conservazione della forma della pianta. Prioritaria invece sarà la scelta del ramo capo a frutto, cui è demandata la vigoria vegetativa nella prossima stagione: quale regola vegetativa, la vigoria di un tralcio, espressa dalla sua dimensione, è trasmessa almeno in parte ai germogli che da esso deriveranno.
Edoardo Monticelli