LA GRANDINE – DANNI AI GRAPPOLI

Come per la vegetazione, i tipi di danni ai grappoli sono vari; in prima istanza li possiamo dividere in due categorie: la perdita dei frutti per il distacco (fase della mignolatura) o per le abbondanti lacerazione oppure il caso in cui sia ancora opportuno perseguire il raccolto finale.

Al riguardo, sono opportune alcune considerazioni.

I danni sono variabili in relazione al vitigno. Alcune varietà dimostrano, infatti, buona capacità di isolare le lacerazioni e completare la maturazione delle parti rimaste integre. In altri casi, l’acino, seppur solo parzialmente ferito, dissecca se si è in epoca precoce, o marcisce se si è in quella più tardiva.

Si distinguono tre casi fondamentali, non esaminati in relazione all’entità dei colpi, per i quali molte considerazioni potrebbero essere simili a quelle già fatte per la vegetazione, bensì riferendosi alle epoche fenologiche in cui il danno può avvenire.

I grappoli erbacei

In tale circostanza il comportamento evolutivo successivo alla grandine è da ritenersi pressoché simile a ciò che accade per la vegetazione. La differenza non trascurabile è che gli acini colpiti non potranno essere sostituiti da altri nel corso dell’anno e ancor meno i grappoli persi. Rimanendo una parte di produzione e sperando nel clima più favorevole, è da supporre che quanto rimasto possa conseguire un maggiore accrescimento e migliore maturazione, compensando parzialmente in peso ciò che non c’è più.
La qualità è tuttavia compromessa in quanto le ferite e i disseccamenti trasmetteranno alterazioni di sapore più o meno consistenti nei vini.

I grappoli all’invaiatura

In quest’epoca, la sensibilità propria dei vitigni è più evidente. Gli acini in corso di trasformazione, oramai ricchi di acqua e gonfi, per le lacerazioni subite possono rapidamente seccare o marcire. Le varietà i cui acini, lesi in questo particolare momento, disseccano nell’arco di un breve periodo appaiono meno esposte agli attacchi della muffa grigia che, se s’insediasse, completerebbe l’opera distruttiva coinvolgendo anche le parti ancora indenni.
La caduta della grandine determina l’abbassamento della temperatura atmosferica che, come è noto, favorisce in questa stagione la maggiore diffusione dei funghi parassiti. Il tempo di raccolta ancora lontano giustifica la preoccupazione verso questa Crittogama. La difesa dai vari marciumi del grappolo, che potrà attuarsi sia con l’impiego di mezzi chimici, sia con oculati interventi colturali volti a rendere l’ambiente del vigneto meno favorevole all’insorgere di estese infezioni fungine.

I grappoli in prossimità della raccolta

Grappolo in prossimità della maturazione. Quando l’epoca di raccolta è oramai prossima, l’evento della grandine giunge inatteso in quanto le condizioni meteoriche della stagione non dovrebbero più essere tanto predisponenti. Talvolta tuttavia accade. In quest’ultimo periodo, non vi è più distinzione di vitigno che possa far variare l’entità del danno. Nel caso in cui i patimenti fossero parziali e nonostante tutto la produzione risultasse ancora apprezzabile, le menomazioni alla parte vegetativa, indurrebbero la pianta ad un arresto fenologico che potrebbe influire sulla qualità finale dei grappoli. In quest’epoca quindi è possibile parlare di danni dagli effetti devastanti diretti ai frutti, oppure di danni indiretti, vale a dire dell’anticipato arresto della maturazione con conseguenze negative in peso e gradazione zuccherina.

Edoardo Monticelli

Sequenza fotografica

La grandine precoce della prima decade di giugno trova i giovani grappoli fragili e suscettibili a danni rilevanti. Il rachide è la parte che subisce i maggiori colpi e le ferite più profonde, tanto da intaccarne la sua funzionalità. Riguardo agli acini neoformati, quelli più esposti sovente sono staccati dai colpi. I rimanenti all’apparenza hanno avuto le minori lesioni. Il loro percorso di maturazione potrebbe ancora continuare, sebbene dipendente anche dai danni subiti dal rachide.

Alla chiusura del grappolo nel mese di luglio, le spaccature sui singoli acini sono quasi sempre devastanti. Se il fenomeno non è di troppo elevata intensità, gli acini più esposti seccheranno in seguito, ma avranno costituito la protezione per i sottostanti e per il rachide. Il percorso di maturazione prosegue.

Alcune varietà, quale ad esempio il Moscato, sono in grado di rimarginare i danni agli acini causati dalla grandine del mese di luglio. Le ferite, pur profonde si rimarginano. La qualità è sicuramente compromessa, ma la maturazione prosegue, anche al riparo dagli agenti dei marciumi.

Non è infrequente in certe annate che la grandine interessi gli stessi vigneti in epoche differenti. Altrettanto è così per la capacità di recupero degli acini. Il livello finale di danno dipenderà dalla capacità di resistenza del vitigno, oltre che dall’entità delle lesioni.

Dall’avvio della maturazione con la fase dell’invaiatura e dalla conseguente radicale trasformazione degli acini, gli effetti distruttivi non hanno più particolare distinzione tra gli eventi più precoci o tardivi. Incrementandosi però la quantità di zucchero ed essendo più accentuati gli sbalzi termici tra il giorno e la notte, il maggiore pericolo è quello dei marciumi.

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