IL TUMORE DELLA VITE
Nota importante
Controllare con attenzione i giovani vigneti entro i primi tre-quattro anni, nel periodo della potatura invernale. Il controllo, la rimozione dei tumori e la disinfezione sono pratiche indispensabili nel vigneto nuovo al fine di prevenirne la successiva diffusione in età più avanzata.
IMMAGINI: 1-tumori in formazione; 2-tumore vecchio e di grandi dimensioni
L’origine della malattia
L’agente responsabile è un microrganismo del terreno che, in questi ultimi anni, ha avuto una diffusione crescente, con particolare riferimento ai nuovi vigneti.
Trattasi di un batterio del suolo (Agrobacterium tumefaciens) che si sviluppa sugli apparati radicali superficiali e sul legno. Meglio anche noto quale responsabile della “galla del colletto”, in quanto, con il passare del tempo, la malformazione cresce sempre più, dando origine ad una massa vistosa proprio al piede della pianta. La proliferazione di cellule vegetali indifferenziate è stimolata autonomamente da parte delle stesse cellule tramite la produzione di ormoni di crescita. Si realizza così un vero e proprio tumore delle piante e nel nostro caso della vite.
Si evidenzia soprattutto sulle parti basali del ceppo, in prossimità del colletto o, ancor meglio, sull’ingrossamento dell’innesto. Più sporadicamente coinvolge le parti più alte del giovane fusto.
Si formano sviluppi anomali (iperplasie) di dimensioni che, in ragione dello sviluppo della massa legnosa e degli anni durante i quali si è protratta l’infezione, variano notevolmente. Nella fase iniziale del loro sviluppo, queste masse sono di more consistenza, poi induriscono lignificando. L’alterazione progressiva della parte legnosa causa sofferenza alla pianta che intristisce, perde di vigoria cui, successivamente, potrebbe determinarne la morte.
La forma di queste masse è corrugata, come tanti piccoli tubercoli stretti, quasi a sembrare un tartufo.
La diffusione del batterio
All’interno del suolo, la sua diffusione avviene molto facilmente con le lavorazioni, che rappresentano il fattore determinante per la sua distribuzione ipogea.
Queste pratiche di coltivazione determinano la dispersione delle popolazioni, che poi rapidamente si ricostituiscono in nuove colonie. Ovviamente, come tutti i microrganismi, ad una notevole facilità di moltiplicazione si affianca anche una loro elevata mortalità. Accade così che determinate condizioni del suolo siano particolarmente predisponenti oppure di ostacolo alla proliferazione del patogeno.
Suoli tendenzialmente freschi, ricchi di sostanza organica e in particolare di azoto, con un pH prossimo alla neutralità rappresentano gli ambienti con le condizioni più favorevoli per il suo dilagare.
L’infezione si insedia con maggiore facilità dove vi è una proliferazione di tessuto quale il callo d’innesto o in prossimità di ferite di potatura. Non è tuttavia esclusa anche la possibilità di attacco ad altre parti della pianta.
La penetrazione all’interno della vite avviene attraverso ferite più o meno grandi. Possono essere i tagli di potatura, le abrasioni, le piccole ferite per opera del gelo invernale.
Avviata quindi l’infezione, le cellule interessate proliferano in modo abnorme iniziando a formare masse rugose che divengono sempre più evidenti.
Dai punti d’infezione, sempre da ferite presenti, il batterio fuoriesce, ritorna al terreno e nuovamente può intraprendere nuovi cicli.
Alcune regole per contrastare l’infezione
Il contenimento della malattia può avvenire attraverso più accorgimenti:
- all’impianto, verificare che il materiale di propagazione sia sano, esente da tumori in atto
- fare molta attenzione durante la potatura invernale al fine di ridurre le ferite di maggiori dimensioni e di non diffondere il patogeno con gli stessi organi di taglio.
- disinfettare i tagli con soluzione concentrata di rame nel caso sia stata individuata l’infezione nel vigneto
- eliminare le piante infette o i tumori presenti se limitati, senza porli a contatto del suolo e disinfettare bene i ceppi
- limitare le concimazioni azotate
- acidificare il terreno con zolfo in corrispondenza delle infezioni riscontrate (pratica dall’effetto temporaneo, che non elimina il batterio ma lo sfavorisce).
Passato e presente
Un tempo, il problema era meno sentito, anche perché i terreni più dedicati alla viticoltura erano quelli maggiormente in pendenza, a reggi-poggio, ripidi con suoli autoctoni superficiali e soggetti all’aridità estiva. La nuova viticoltura, invece, ha preferito terreni di altra natura, che conferissero maggiore vigoria alle piante, ma soprattutto agevoli per l’impiego delle trattrici.
Rapidamente così, quelli che una volta erano i normali fattori di contenimento sono stati superati e si è passati praticamente alla condizione opposta.
Un aspetto della coltivazione moderna particolarmente negativo in quanto estremamente favorevole all’infezione è l’impiego di tutti quei macchinari che operano direttamente sui ceppi delle piante. I tastatori meccanici sono così sicuramente idonei a raccogliere il patogeno e distribuirlo su altre viti, magari anche operando piccole ferite dovute al contatto della bacchetta con i fusti.
L’esigenza maturata in questi ultimi tempi di operare lo sfalcio dell’erba sotto i filari ha favorito il diffondersi di nuove attrezzature provviste di flagelli. Queste costituiscono sicuramente il fattore di maggiore pericolo, soprattutto sulle piantine ancora piccole, in quanto le ferite indotte da esse sono numerosissime, alcune ben evidenti con lacerazioni dello strato corticale, altre nascoste in quanto minime, pur se presenti.
Dove è stata accertata l’infezione, altrettanto sconsigliabili sono tutte le macchine operanti con le medesime metodiche.
Ambiente e nuove tecniche di lavorazione sono tra i fattori maggiormente imputabili del dilagare dell’infezione, pur non potendo mai escludere il favore delle condizioni climatiche com’è per tutti gli eventi di natura biologica.
Edoardo Monticelli